“Allenarsi alla vita” e “Panchine pensanti” raccontano un mondo di sport e di crescita personale
Affiancati da grandi atleti, gli autori si sono raccontati, guardando al futuro dello sport e al rapporto con i giovani. In “Allenarsi alla vita” ci si chiede in particolare se lo sport può contribuire a forgiare giovani donne e giovani uomini, prima ancora che campionesse e campioni. “Panchine pensanti” è invece un testo che narra le esperienze, in particolare di Franco Bertoli, non come campione plurititolato, ma piuttosto come padre, oggi formatore, mental coach e dirigente
Entra nel vivo la rassegna dei libri di sport in piazza Duomo
12 ottobre 2023
Doppio evento giovedì pomeriggio con la presentazione di due libri che raccontano storie di sport ma anche di vita e di scelte coraggiose. Prima presentazione dedicata al testo “Allenarsi alla vita”, con Martina Caironi, atleta paralimpica campionessa del mondo, Lino Cavedon, psicologo e psicoterapeuta e Chiara Davini, procuratore sportivo. Può lo sport aiutare ad acquisire competenze di fondamentale valore per la vita, ovvero contribuire a forgiare giovani donne e giovani uomini, prima ancora che campionesse e campioni? Nel libro si raccontano le storie di quattro tra i migliori atleti italiani al mondo: la saltatrice in alto Elena Vallortigara, la campionessa paralimpica di salto in lungo e dei 100 metri piani T63 Martina Caironi, il detentore del record italiano dei 400 metri Davide Re e il campione europeo indoor del getto del peso Zane Weir. Tutti e quattro godono di grande stima nell’ambiente, non solo per l’indiscusso valore sportivo, ma anche per essere stati in grado di portare al di fuori del campo di atletica molte delle abilità apprese praticando sport.
Martina Caironi, salutata da un applauso del pubblico in piazza Duomo, ha raccontato la sua storia di sport e di vita. A 18 anni dopo un incidente in moto ha perso una gamba, ma nonostante questo è riuscita a rialzarsi, diventando una grande campionessa paralimpica. “Nel libro racconto le mie esperienze, ma soprattutto le lezioni dello sport. Nel 2007 ho perso la gamba in un incidente e ho dovuto adattarmi alla protesi, ma ho guardato avanti e oggi mi alleno per Parigi 2024. A breve, alcune delle sue tute storiche delle olimpiadi, saranno presto in mostra a Milano. Dallo sport ho imparato a sopportare la fatica, a raggiungere gli obiettivi - ha detto Caironi -, sviluppando soprattutto nuove abilità. Lo sport è un esempio di quello che succede nella vita. Tutto arriva con il tempo, l'allenamento ma anche con grande fatica, nulla è scontato”.
“Lo sport aiuta a risolvere i problemi – ha evidenziato Chiara Davini – permette di relazionarsi e comunicare meglio, diventando anche persone migliori. Con gli anni abbiamo portato avanti progetti nelle scuole e quindi è nata anche l'idea del libro. Non sempre è facile rapportarsi con gli sportivi. Un procuratore deve considerare tutti gli aspetti dell'atleta, cercando di creare un progetto di crescita per migliorare. Io ho scelto di rappresentare pochi atleti – ha aggiunto Davini – Martina è diventata anche ambasciatrice per l'Agenzia spaziale europea. Lei è una atleta che ricopre anche incarichi dirigenziali, lavorando molto per il movimento paralimpico”.
Lino Cavedon ha confermato invece: “Le testimonianze ci aiutano a scoprire valori, ma anche la dimensione della fatica, dell'impegno, degli infortuni e degli insuccessi. Le nostre, sono quattro storie di vita, che danno valore ai pensieri che ho scritto. Credo che per un ragazzo lo sport sia una esperienza coinvolgente ed emozionante per il giovane. Anche nell'attività sportiva, avere personalità è di grande aiuto. A me piacerebbe molto, che gli allenatori diventassero anche educatori sportivi, trasmettendo una cultura fatta di valori. L'auspicio è che si recuperino anche i centri di formazione per allenarsi alla vita”.
Seconda presentazione per “Panchine pensanti” con i campioni della pallavolo Franco Bertoli e Massimo Dalfovo. Un progetto formativo, educativo e divulgativo, che vuole raccontare lo sport partendo dai protagonisti che lo vivono, vale a dire gli atleti, e da chi sta loro accanto: in particolare allenatori, dirigenti e genitori. Panchine pensanti è uno spettacolo teatrale, un momento in cui, grazie al palcoscenico, le dinamiche della vita quotidiana dello sport si animano nella splendida cornice di un teatro. Panchine pensanti è anche un testo che narra le esperienze, in particolare di Franco Bertoli, non come campione plurititolato, ma piuttosto come padre, oggi formatore, mental coach e dirigente, che riflette sul ruolo e l’importanza dello sport nella vita di tutte le persone, tutti i giorni. Un triangolo di relazioni complesse le cui dinamiche tra atleti, allenatori e genitori sono analizzate con l’obiettivo di offrire un supporto a chi è alla ricerca di una performance sportiva.
Franco Bertoli originario di Udine, autore del libro, rimarca: “Panchine, perchè bisogna pensare prima di parlare. La panchina è il luogo dove ci si ritrova a dialogare o a litigare. La panchina è il luogo per prevenire conflitti, che spesso rovinano lo sport giovanile. Lo sport è un momento di grande importanza per la formazione dei nostri figli. Nel libro voglio parlare in particolare dell'uomo, più che dei campioni. L'essere umano cresce con esperienze e nuove relazioni non solo con le vittorie. Oggi, lo sport è opportunità per vivere relazioni molto più che sui social. Nel campo, tutti sono vestititi uguali, rispetti l'arbitro e condividi un'esperienza con i compagni. Momento indispensabile per il ragazzo. La relazione è fondamentale rispetto a tecnica e tattica. Perdere le giovani promesse è una grande sconfitta per l'allenatore. Questo progetto è nato in Trentino perchè è una terra molto sensibile allo sport e alla crescita dei giovani. E' fondamentale infine che i genitori sappiano rispettare i diversi ruoli, non devono lasciarsi prendere dall'emotività”.
Il trentino Massimo Dalfovo, ha ricordato: “L'amicizia con Franco, nasce nel 1974 a Silandro in ritiro, ma prima ancora a Fai della Paganella. Nel 1976 eravamo assieme a Padova, ma i nostri genitori non seguivano molto la nostra carriera sportiva. Abbiamo giocato poi a Modena e in nazionale, ma il rapporto di stima dura da molto tempo. A tutti interessa vincere, ma nella sconfitta – ha sottolineato Dalfovo – si impara e si cresce. Fare l'allenatore oggi è molto più difficile di ieri. E' fondamentale motivare i giovani proprio nella sconfitta. Ognuno deve rispettare il proprio ruolo, anche i genitori”. In chiusura sono intervenuti sul palco anche Riccardo Michieletto, volto noto e dirigente della pallavolo trentina, raccontando la sua esperienza in campo ma anche fuori, con il figlio Alessandro e infine il noto osservatore e tecnico nel mondo del calcio, Claudio Coppi, che ha sottolineato l'importanza della figura dell'allenatore e del procuratore. “Tutti però devono ricordarsi che lavoriamo con i ragazzi – ha chiuso la presidente del Coni Trentino Paola Mora - la condivisione rende lo sport migliore, così come la nostra società”.
@ Nicola Eccher - Archivio Ufficio Stampa PAT
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