Caironi, Contraffatto e Sabatini: il segreto della velocità
Tre regine della velocità. Tre campionesse di determinazione. Tre storie di rinascita e riscatto, attraverso la medicina dello sport. Martina Caironi, Monica Contrafatto e Ambra Sabatini, campionesse paralimpiche di Tokyo 2020 nell’atletica, davanti al pubblico del Festival dello Sport di Trento per raccontare e raccontarsi. E spingere la politica e le istituzioni a fare di più per gli ausili quotidiani e sportivi per le persone con disabilità.
24 settembre 2022
«Se avete un problema di vista, chi di voi accetterebbe un paio d’occhiali che vi fa vedere fino a due metri, quando ne esistono di migliori?». Martina Caironi ha usato questo semplice esempio per scuotere le coscienze e superare l’assuefazione: «La disabilità non esiste. È negli occhi di chi guarda» ha aggiunto Monica Contrafatto, militare che in un’operazione internazionale in Afghanistan ha perso una gamba. Martina Caironi e Ambra Sabatini hanno invece perso l’arto in un incidente in motorino. Disabilità acquisita, si dice tecnicamente. Ma anche una nuova nascita. «Da sempre adoravo lo sport e lo praticavo – ha raccontato Ambra, la più giovane del gruppo – e facevo mezzofondo già prima dell’incidente. Grazie alle protesi sportive ho potuto continuare con la mia passione». Passione che ha fruttato medaglie e record. «Adesso spingo sulla velocità. Mi tenta il salto in lungo, ma serve molta tecnica. Magari in futuro…» ha aggiunto la toscana Sabatini. Martina Caironi, classe 1989, bergamasca, sulla breccia dalle olimpiadi londinesi del 2012, è stata l’esempio per le compagne.
Monica Contrafatto, siciliana, classe 1981, ha raccontato di come dal letto d’ospedale dopo l’attentato che le ha portato via una gamba vedesse le imprese della Caironi: «Anch’io voglio correre con una protesi così, mi dissi. Lo sport accelera incredibilmente la tua ripresa dopo una caduta imposta dal destino». «Mi toccherà entrare in politica, come la nostra collega Giusy Versace – ha detto la Caironi – per lottare per far sì che lo Stato e la sanità pubblica coprano tutte le spese per una protesi. Noi siamo un’élite, grazie a un protocollo tra Inail e Federazione paralimpica e abbiamo il top di gamma. Ma la maggioranza delle persone con disabilità in Italia non ha nulla, nessun ausilio. Ci sono ancora troppe frustrazioni e diritti negati. Servono la tecnologia e una società davvero inclusiva». Martina ha poi spiegato i segreti del suo ginocchio elettronico, che con il bluetooth si attiva per andare in bici o si orienta al pattinaggio. «Un arto artificiale – ha poi aggiunto – ha bisogno di spazi di arresto doppi rispetto a una gamba naturale. Ora lo sento parte di me. Per il salto in lungo scelgo una lamina più dura del normale per avere maggiore reattività nello stacco.». A fine in contro hanno posato nella formazione a tre delle Charlie’s Angels, come a Tokyo: «A Parigi 2024 faremo il can can sul podio» hanno annunciato con un infinito sorriso, lungo come la loro voglia di vincere.
@ Daniele PATERNOSTER Archivio ufficio stampa Provincia autonoma di Trento
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