Le farfalle della ritmica, guerriere con un grande sogno
All’apparenza sono un gruppo di ragazze minute, posate ed eleganti, quelle che compongono la squadra italiana di ginnastica ritmica, le Farfalle, come ormai tutte le conoscono, eppure, per loro, questa associazione con il fragile insetto assume connotazioni diverse: «Siamo ragazze che hanno sacrificato tutto per il proprio sogno, per la ginnastica – afferma Alessia Maurelli, la venticinquenne che capitana il team -, siamo donne che sognano in grande e che trovano il proprio punto di forza nella resilienza, nella capacità di accettare sempre l’errore a testa bassa, con umiltà, per poi rialzarla subito, per fare meglio. E questa, secondo noi, è stata la chiave del nostro successo e sarà la chiave dei successi futuri».
6 ottobre 2021
Provenienti da zone diverse d’Italia, le ragazze della ginnastica che si sono portate a casa l’ultimo bronzo, la 40esima medaglia di Tokyo, sono un team affiatato, che ha trovato, paradossalmente, nel Covid la propria unione e comunione d’intenti, che le ha portate al successo. 42.850 punti in chiusura, in una gara che le vedeva quarte fino all’esercizio con cerchi e clavette, ma in cui, soprattutto – come racconta la CT Emauela Maccarani – «i pronostici ci volevano quinte. Questo sport, negli anni, ha infatti fatto un’evoluzione enorme in termini di tecnica, motivo per il quale le squadre che sarebbero volute o avrebbero potuto salire sul podio erano davvero molte.
Il successo delle ragazze è stato frutto della pazienza – continua -. Questa parola ci ha accompagnato da inizio pandemia fino all’inaugurazione delle Olimpiadi. Abbiamo vissuto mesi complessi, in cui le atlete stavano “col freno a mano tirato”, ma sapevamo che il quarto posto di Rio ci era rimasto stretto e volevamo fare di più». Se in parte la serenità necessaria ad affrontare quell’ultima gara che è valsa il bronzo e a conquistare “l’attimo vincente” è stata data, sempre secondo la CT, dalla mancanza di pubblico, «che ha riprodotto il clima di un allenamento pre-gara», per le ragazze un ruolo fondamentale lo ha giocato anche la coesione: «Questa medaglia pesa quanto ciò che abbiamo fatto per potercela mettere al collo» - commenta infatti Alessia Maurelli, facendosi portavoce anche delle compagne Martina Centofanti, Daniela Moguerean, Martina Santandera e Agnese Duranti.
«Sono ostacoli come quello del Covid, della pandemia e della convivenza a stretto contatto, che ci hanno fortificato» – aggiunge invece quest’ultima. E ora che il risultato è arrivato e - come sostiene Maccarani - «c’è stato un innalzamento della loro autostima», arriva il momento di non lasciarsi andare, di – ancora - «sfruttare al massimo il bagaglio tecnico appreso». Dopo un breve periodo di vacanza – trascorso sempre assieme, perché anche fuori dalla pedana le cinque sono affiatatissime, come sorelle – è ripartito l’allenamento per il mondiale: «Tra poche settimane disputeremo questa nuova competizione, sempre in Giappone – spiega Agnese – e puntiamo ad arrivare al top. Abbiamo aggiunto difficoltà agli esercizi, pur essendo rischioso, per potercela giocare al meglio». Dopo questo traguardo, seguirà Parigi 2024, con «solo tre anni di allenamento, nuovi attrezzi, nuove composizioni», come chiarisce l’allenatrice. E la scaramanzia? «Poca – conclude Alessia – ma ci è piaciuto che le palle per l’esercizio olimpico avessero impressa la sigla “cua” perché per noi è diventato motto di “cuore, unione e anima”, ciò con cui affronteremo tutto, da qui in avanti».