Tortu: "Prima la direzione, poi la velocità"
“Prima la direzione, poi la velocità “. Ecco, in questa massima che campeggia nella sua bio su Instagram c’è moltissimo di Filippo Tortu. E nell’incontro dall’evocativo titolo “Vado a 200” la medaglia d’oro olimpica si è confermata persona speciale dentro il circus dell’atletica mondiale. Non per nulla Filippo sale sul palco di Sala Depero, chioma un pochino più lunga del solito, ed inizia recitando da un leggio un pezzo scritto di suo pugno. Su cosa? Sulle emozioni legate a quella magica staffetta giapponese: “ I secondi più veloci e più interminabili della mia carriera. Un centesimo, non può essere. Ma siamo noi i campioni. E’ passato un anno ma nessuno può togliermi quei ricordi dalla mia mente”. Lo sprinter si apre subito: “Non volevo celebrare l’anniversario ma poi l’ho fatto. E mi emoziona ancora ed in quella Olimpiade ho pianto tutto. Desideravo da bambino essere e correre in uno stadio. Alle elementari dicevo che avrei voluto vincere le Olimpiadi ed era, è, un'impresa quasi impossibile. Lo era dati alla mano, i nostri, quelli degli altri. Ogni volta che guardavo verso la tribuna, ricominciavo a piangere, anzi lo facevo ancora più forte. Mi hanno dato della frigna per tutto il tempo”.
25 settembre 2022
I ricordi dei ritiri, altrimenti lunghi e noiosi: “Mi prendevano in giro per il tuffo che facevo nelle gare, e quello che ho fatto nel finale di Tokyo ci ha permesso di vincere”. Questo anno non è stato magico come il precedente per la nostra staffetta: “Erano le prime uscite dopo le Olimpiadi. Non sono andate bene ma la vittoria non è comunque, ne sono certo, ne ho le prove, frutto del caso. Ho imparato che vittoria e sconfitta vanno trattate allo stesso modo. Come gruppo dobbiamo affrontarle in questo modo”. Le polemiche sulla composizione dei quartetti. Cosa serve per il futuro? “Per fortuna non dipende da me. A Tokyo ha vinto un gruppo molto eccentrico. C'è stato anche un cambio generazionale, ci sono 10 atleti molto competitivi. Il movimento è in salute, con molti che scalpitano: l’atletica è uno sport non democratico ma meritocratico”.
Il 2022 di Tortu è stato ottimo sui 200 metri: “Provo a prepararli da molti anni. Dopo il Giappone ho deciso di correrli. Mi sentivo pronto. Ero sicuro che in estate avrei corso un grande 200 ma il bronzo europeo alla fine me lo sono fatto andare bene. Vorrei ricorrere quella finale e a Roma 2024 ci riproverò’”. L’ultimo a riuscirci era stato un certo Pietro Mennea. “La differenza l’ha fatta il modo in cui mi sono allenato. Ho fatto 10 allenamenti alla settimana da ottobre ad agosto. Non ho mai mollato un centimetro, non ho perso un solo giorno” ha ricordato Tortu.
I maligni dicono che Filippo gareggia poco: “Beh, 11 gare sono tante. Io sono molto aperto alle critiche, ma molti su di me parlano per sentito dire. Io non voglio correre solo per andare a timbrare il cartellino. Mi voglio concentrare solo sulle grandi manifestazioni, faccio quello che serve per andare ai mondiali o agli europei. Sono scelte sofferte ma che andrebbero un po’ più rispettate. Per me conta molto la testa. A distanza di quattro giorni, posso fare due corse diverse, le ho fatte, con la stessa identica forma fisica. I 200 non li avevo mai capiti. Come quelle ragazze che non frequenti perché pensi non ti piacciono ma poi, come le conosci, cambi idea. Nello sport mi piace molto il basket ed ho un bellissimo rapporto con Datome”.
@ Daniele PATERNOSTER Archivio Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento
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